“Reietti” alla Casa delle donne.
Video della presentazione del libro “Reietti” di Rossella Monaco, Harpo editore, alla casa delle donne.
Presentano Francesco Frigione e Graziella Falconi, leggono l’autrice e Luciano Roffi.
“Sono morta ventisei volte in un anno. Un record, considerando i tempi di rigenerazione interna ed esterna e quel minimo di manutenzione necessaria per riprendermi. Assassinata per amore, è un ossimoro azzardato, ma agli umani piace crederci. Ti amo, sei mia, ti possiedo, se mi lasci ti uccido. Il cliché è sempre lo stesso. Dopo un breve periodo di relazione fingiamo di abbandonare il nostro compagno per un motivo a scelta del cliente, un altro uomo, per noia, perché ci tratta male. Lui impazzisce, ci urla contro, minaccia di ucciderci, poi un giorno si avventa su di noi e lo fa davvero. Accoltellate, strangolate, fatte a pezzi, sparate, prese a pugni e a calci, sono alcune fra le morti à la carte garantite dalla ditta. Il mio modello è molto richiesto. La squadra dei tecnici addetta alla lavorazione del nostro corpo è la migliore al mondo, quando usciamo dal laboratorio siamo identiche alle donne umane da sostituire. Come bambole robot da femminicidio non abbiamo eguali.
Certo, il dolore fisico non lo sentiamo, ma vedere ogni volta un matto strapazzarti, romperti o farti a pezzi lascia il segno pure in una sintetica creata apposta per questo lavoro. Abbiamo psicologi tutti per noi, centri di cura, programmi per il vuoto mentale, un controsenso no? Ci inzeppano di notizie e poi ci dicono di non pensarci. Signori non era prevista la presa di coscienza da parte dei robot, affermano, ma in fondo ci speravano, così la tragicommedia sembra più reale. Possediamo un mondo interiore e sappiamo discernere, avrebbero potuto impiegarci in un modo meno cruento, sostituire a letto mogli afflitte da mal di testa perenne, sarebbe stato un ottimo compromesso.
La maggior parte di noi al momento del ripristino sceglie di essere lobotomizzata, si fa cancellare dalla memoria i momenti terribili trascorsi durante il proprio omicidio. Però. Così ci si ritrova ogni volta ad affrontare il primo shock, il più angosciante. Ho deciso di tenermi tutti i souvenir mentali, belli e brutti, ci sto facendo il callo, essere smembrata pezzo dopo pezzo può perfino diventare routine. Sono gli occhi dell’assassino a non darti tregua, due buchi in cui leggi l’orrore del nulla, Horror vacui mi suggerisce l’amico Wik. Quel vuoto stordisce, fa risuonare il tuo vuoto e per questo ti senti persino in colpa, ti vergogni di far parte della storia, come se fossi complice del buio.”
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