Le purghe fanno malissimo.
Glavrepertkom, il suono della parola russa la dice lunga. È il comitato creato da Stalin per il controllo delle rappresentazioni teatrali. Censura, appiattimento della creatività a favore di spettacoli propagandistici di scarso valore.
Cechov sì, Cechov no.
La Russia si purga, Stalin espelle buona parte della “sua” cultura migliore.
La dittatura usa i mezzi forti: tortura, delazione forzata, omicidio di massa, deportazioni, sono all’ordine del giorno.
Il capitalismo ottiene gli stessi risultati senza dare così nell’occhio. La tortura silente dei messaggi pubblicitari, l’informazione guidata dai media, la massificazione, l’incessante tentativo di annientare “il libero pensiero”, la privatizzazione di ogni spazio naturale e mentale, i lager degli animali-cibo, luoghi tenuti ben nascosti, perché gli occhi sono sensibili, le bocche no. La collettività si uniforma. Nell’uno e nell’altro caso l’arte perde.
Gli attori Serghiej Kozinkov e sua moglie Varvara sono stati convocati negli uffici del Glavrepertkom a Mosca per ottenere l’autorizzazione a rappresentare un loro progetto di ispirazione cechoviana “Sincopi Deliqui Infarti e altri Mancamenti” messo in scena da Mejerchol’d nel 1934. Mejerchol’d geniale regista e pedagogo teatrale del novecento dopo essersi distaccato da Stanislavskij, non ne condivide più il realismo esasperato, sperimenta altre forme di teatro. Si prodiga in un’incessante ricerca di astrazioni espressive, dimensioni “altre” dei personaggi. Il suo visionario stato di sperimentazione lo conduce fuori dal perimetro ideologico marcato dal potere, evade i confini dell’ascetismo propagandistico.
Tortura e fucilazione risolveranno il problema a Stalin.
Il caos creativo verrà spazzato via, al suo posto una mediocrazia orwelliana.
È in questo contesto che Serghiej e Varvara devono districarsi per poter lavorare o morire. I due attori protagonisti, intrecciano le loro vite immaginarie con quelle di personaggi mitici reali, Mejerchol’d, Stanislavskij, Majakóvskij, Cechov, ma anche Strasberg e Greta Garbo in America.
La regia sceglie una chiave ironica per raffigurare situazioni drammatiche e claustrofobiche. Ci sono ottime trovate di scena, video, passaggi temporali, idee interessanti. L’interrogatorio di Serghiej da parte delle autorità staliniane è un pezzo da antologia. Con maestria farsesca, l’attore confessa sotto tortura e con accompagnamento musicale qualunque cosa le autorità gli chiedano. Lo spettatore ride e applaude spiazzato. Questo è anche il gioco del teatro, rovesciare il punto di vista, sdrammatizzare. Sergio Basile batte il potere ridicolizzandolo.
ČECHOV FA MALE
scritto e diretto da Sergio Basile.
Con: Sergio Basile, Barbara Scoppa, Yuri Napoli, Claudia Natale.
Disegni di Spartaco Ripa.
Varvara-Barbara Scoppa, attrice bravissima, personaggio stanislavskiano ad libitum, dichiara esser sua la mitica risata della Garbo in Ninotchka.
Bravi anche gli attori Yuri Napoli e Claudia Natale.
Infine c’è lui, Baffone, disegnato da Spartaco Ripa. Stalin è il protagonista fumetto della pièce. Il personaggio di carta, in linea con la regia, dà l’idea reale del potere e dei regimi dittatoriali (Il grande dittatore di Chaplin ne è esempio supremo), dietro una facciata di pericolosa negatività si nasconde il nulla demenziale.
Le purghe fanno malissimo
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