L’archeologo francese Jean Clottes, tra i più grandi esperti mondiali di pittura rupestre, studiando le immagini nelle grotte del paleolitico ci svela realtà semplici ma sorprendenti soprattutto per la nostra società senza più meraviglie. La vita all’epoca, tra i trentamila e i diecimila anni fa, doveva essere assai magica e piena di cose inaspettate “Nel mondo del Magdaleniano l’uomo era una piccola e debole cosa, immersa in una natura intatta, dominata da animali bellissimi, possenti, spesso pericolosi. Tutto l’immaginario, tutta la spiritualità umana dovevano ruotare intorno a loro” dice Clottes.
Desidero quel mondo. Se il mio cuore si apre ogni volta che osservo-amo un passerotto, un gabbiano, un pesciolino, essere immersa in una dimensione del genere mi riempirebbe di felicità. Purtroppo l’umanità ha preferito rinchiudere gli animali in recinti e in gabbie, ha scelto di portare la propria animalità al guinzaglio, gli istinti si sono estinti insieme a molte specie; e mentre gli studiosi sono li che si arrovellano sul perché di questa dolorosa amputazione la natura viene rimpiazzata da una paesaggistica virtuale senza profumi né energia ctonia. La mia riflessione è questa: l’amore-sesso ai tempi del paleolitico doveva essere qualcosa di travolgente. Libere da repressioni religiose e maschiliste le donne, non tacciate di mignottismo, né sante né puttane, libere di amare senza condizionamenti né condizioni, avrebbero dato il meglio: a se stesse e agli altri rendendo il mondo un paradiso meraviglioso. Vive l’animalité, vive la liberté vive l’Amour!
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