Evviva i No-Pappa di Altan.
Il nostro genio del fumetto ha davvero bisogno di lisciare opportunisticamente il potere disegnando una vignetta con un bimbo allarmato che rifiuta il boccone di cibo? Il piccino si proclama un “No Pappa”.
Si stenta a credere sia lo stesso Altan di Trino, il divertente Dio stressato dal troppo lavoro. “Io esistoo” urla Trino al cielo in una crisi d’identità.
Bei tempi.
Tra l’altro la battuta non è nemmeno originale, la rete trabocca slogan simili. Il più famoso? “Io ho deciso non mi fermo ai semafori! Io sono No-Sem”. Davvero aveva bisogno di scopiazzare ‘sta robetta puerile? Allora potrei fare l’esempio di Napoli dove i “No-Sem” sono una miriade. “Zuccheriè” mi diceva Luciano De Crescenzo, “Per noialtri napoletani il semaforo rosso è solo un consiglio”. Fossero altrettanto filosofe, limitandosi ai suggerimenti, le multinazionali del farmaco non farebbero soldi a strafottere.
Caro Dio Trino, perché rischiare di cadere in quella che Kundera chiama l’immortalità ridicola. Lo scrittore fa un mirabile esempio mettendo a confronto Goethe e Beethoven. I due geni passeggiando per un viale termale si trovarono improvvisamente davanti l’imperatrice con la sua famiglia e la corte. Vedendoli Goethe si fece da parte e si tolse il cappello, mentre Beethoven si calcò ben bene il suo sulla fronte, continuando a camminare. Quando Goethe lo raggiunse, Beethoven gli disse tutto quello che pensava del suo servile comportamento da lacchè.
Per lungo tempo l’autore del Faust fu ricordato solo per questo, era caduto nell’immortalità ridicola. L’impasse ormai dimenticata è però impressa per sempre nel libro di Milan Kundera, “L’immortalità”.
Altan dovrà aspettare il giudizio della storia.
Cosa diranno le generazioni future sull’accettazione passiva e camaleontica di chi come lui avrebbe potuto far sentire la sua voce?
Dov’era finita la satira? Si chiederanno.
Perché mai il fumettista italiano si era unito all’élite maggioritaria nello spingere l’ombrello nel retto degli italiani?
Ai posteri l’ardua sentenza, appunto.
P.S.
Vediamo il lato positivo della vignetta. Se la estrapoliamo dal contesto green pass, il bambino ha perfettamente ragione a essere un No-Pappa. Con tutte le schifezze imboccate ai pargoli tale presa di coscienza è auspicabile. Pappe tossiche, zeppe di ormoni, antibiotici, anabolizzanti, zuccheri, grassi saturi, coloranti e “last but not least” l’orribile pratica di costringere bimbi innocenti a mangiare altrettanti animali innocenti. Salvo poi fargli vedere una mucca in televisione e dirgli, bella nevvero? Sì mamma, bellissima, ma non è mica quella che mi hai messo nel piatto? No caro, quella è carne, è un’altra cosa. La dissociazione cognitiva accompagnerà per sempre l’infante che infelice e obeso ingurgiterà hamburger convinto di mangiare un distillato di sorrisi bovini pascolanti in spot mentali.
Dunque lunga vita ai No-Pappa!
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