Greta o Creta Thunberg?
Con un cambio di consonante Greta si fa isola, Creta.
Considerando come l’oasi greca sia stata una degli ultimi baluardi della collettività gilanica, neologismo della sociologa Riane Eisler per indicare la struttura portante della società neolitica dove la cultura del femminile esaltava la venerazione della madre terra, della donna, degli animali, della partnership (collaborazione pacifica fra uomo e donna), c’è una certa assonanza.
Tra la distruzione della civiltà matriarcale di Creta e l’apparire di Greta Thunberg esiste uno spazio temporale di circa 3500 anni. La storia ci racconta come tale tempo sia stato speso in invasioni protoindoeuropee a scapito della bellezza, della cultura, della libertà, della parità e dell’amore. Con i secoli, questi conquistatori, anche detti Kurgan, si sono allargati e hanno dato vita a successive civiltà androcratiche violente e distruttive. Perché? DNA, avidità, potere. Camille Paglia sostiene sia per un motivo semplice, l’impotenza di generare. Invidia dell’utero, a dispetto del pene di Freud. E così Zeus partorisce Atena dal cervello, tutta agghindata a guerra, pronta a combattere. Il barbuto Dio cristiano, anticipando la nostra medicina di migliaia di anni, prende a prestito l’utero di Maria. Vergine, tanto per non rischiare di allevare il figlio di un altro, magari del suo rivale Allah. Però. I personaggi di fantasia, come sostiene Pirandello, una volta immaginati e scritti: esistono. Amiamo credere alle favole, non a caso ce le raccontavano da piccoli per farci addormentare. Così ci addormentiamo e sogniamo una realtà collettiva, dove, sobillati dal venticello dei media e della pubblicità, ci beviamo qualsiasi drink. L’importante è essere in tanti a crederci. “Un gregge duttile” drogato e ubriaco di conformismo.
Arriviamo a Greta, la ragazza non dorme per nulla, ha capito di avere poco tempo, si deve agire subito, fermare il massacro del pianeta Terra.
Mas-sacro, notato nulla? Una certa voglia di sacralizzare lo sterminio? Solo un pizzico di santità.
Tornando al gregge di Canetti: “Lo scoppio di una guerra è innanzitutto lo scoppio di due masse. […] L’entusiasmo con cui gli uomini accolgono una dichiarazione di tal fatta ha la sua radice nella vigliaccheria del singolo di fronte alla morte. […] Il peggio che possa capitare agli uomini in guerra – e cioè morire insieme – risparmia loro la morte individuale che essi temono più di tutto.”
Come fare allora? Siamo diventati tanti, troppi. Per morire tutti insieme appassionatamente le guerre non bastano più, ci vogliono i disastri ambientali. D’altronde se è per sentirsi meno soli è un peccatuccio veniale.
Dobbiamo anche fare i conti con la sindrome di Procuste, il brigante psicopatico che adattando i malcapitati ai suoi due letti, con piallate o accettate sulle membra, si creava una realtà su misura. La stirpe procustiana, per invidia e per potere, sfoltisce la natura il giusto da farla entrare nelle sue bare. Morta lei, l’umanità restante non potrà più godere della bellezza del mondo. Come dire: “Per fregare mia moglie mi taglio i coglioni” non ricordo di chi è la citazione.
Greta non ci sta. Ha tutta la vita davanti, e come lei, altri giovani si mobilitano per fermare lo scempio dei vecchi rancorosi. La molle massa la detesta, anzi di più, la teme. Sul web si legge di tutto. C’è chi è pronto a investirla con un Suv, chi sostiene sia la reincarnazione di Madame Blavatsky, per altri ancora è una creatura diabolica. Vade retro Antimassa! Come osi mostrarci i nostri errori e orrori? Dirci che la ricchezza di pochi genera la miseria di molti. Sembra un tantinello La canzone degli F.P. e degli I.M. della Morante, però, noi Infelici Molti, noi Consumatori, noi Normali, ci teniamo a rimanere Tali, anzi vogliamo portarvi tutti dalla nostra parte, o voi Felici Pochi.
Non bastasse Greta è pure vegana. Non può esistere un’altra scelta di vita, sostiene, se vogliamo salvare il mondo e le foreste niente più ciccia. Ciccia? Scherziamo? Ma se “è scientificamente provato” dalle multinazionali della produzione carnea e farmacologica che le proteine animali sono basilari? Adesso arriva questa impertinente con le treccine a dettare le regole. È manovrata.
Da chi?
Non so perché in lei ci sento energie miste provenienti dal passato, un pizzico di Platone forse? di Thoreau? Chissà. Ma si tratta di una mia azzardata e ottimistica teoria, il veder fluire vecchie sinergie cosmiche in corpi nuovi e gagliardi.
Ogni venerdì la nostra eroina ha scioperato la scuola per sedersi davanti al parlamento svedese. Chiede di ridurre le emissioni di carbonio. È intervenuta alla più importante conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. I giovani sono l’unica speranza di salvare la Terra. Ha mobilizzato una massa vigorosa di ragazzi per aderire alla missione.
“Scavalcare tutti insieme i tempi brutti / in un allegro finale: FELICI TUTTI!”
Si ringraziano: Pitagora, Platone, Ovidio, Empedocle, Plutarco, Celso, Michelangelo, Leonardo, Voltaire, Madame Blavatsky, Van Gogh, Thoreau, Bernard Show, Aldous Huxley, Kafka, Rosa Parks, Einstein, Margherita Hack, José Mujica, Martin Luther King, continua…
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